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L’occhio è un organo complesso, più di quanto si possa immaginare. Al di là della sua eterogenea configurazione anatomica, è noto da molto tempo che la retina non è altro che un’estroflessione del nostro cervello al di fuori della scatola cranica: essa, infatti, possiede la stessa struttura cellulare e vascolare di una qualsiasi area cerebrale, e il suo funzionamento rispecchia i paradigmi della neurofisiologia (la scienza che studia i meccanismi di trasmissione di impulsi tra i neuroni).
La farmacologia dell’occhio è quella branca della farmacologia che studia gli effetti dei farmaci sulle varie funzioni oculari e sulle diverse strutture che costituiscono quest’organo: la congiuntiva, la cornea, l’umore acqueo, l’iride, il vitreo, e la retina. In particolare, quest’ultima offre allo scienziato anche l’opportunità di utilizzare un facile modello per lo studio di farmaci attivi sui meccanismi di funzionamento neuronale.
La farmacologia dell’occhio è una scienza che fino agli anni novanta poteva essere considerata una “cenerentola” tra le altre, ma che oggi vanta al suo attivo l’introduzione di farmaci complessi e molto costosi, come gli anticorpi monoclonali che si usano nella terapia della degenerazione maculare senile e che hanno letteralmente rivoluzionato la storia naturale di questa malattia.
Numerose malattie dell’occhio, inoltre, sono patologie rare e su base genetica: i grandi progressi della farmacologia oculare hanno messo a disposizione terapie molto avanzate per la definitiva guarigione dei pazienti affetti da queste malattie.