Farmacologia dell’asse
intestino-cervello

PROJECT OVERVIEW

L’intuizione circa l’esistenza di un asse cerebro-intestinale (brain-gut axis in Inglese) è molto antica e risale agli studi sui riflessi condizionati di Ivan Pavlov. Ma questa intuizione appartiene anche al sentire comune: le espressioni “ragionare con la pancia” o “avere le farfalle nelle stomaco” fanno proprio riferimento alla stretta correlazione che esiste tra cervello e intestino.

È una strada a doppio senso di marcia: l’intestino riceve impulsi e informazioni dal cervello, e a sua volta invia segnali a quest’ultimo sia di tipo chimico che nervoso. Per questo l’intestino è chiamato il nostro “secondo cervello” e la scienza che studia questo fenomeno è la farmacologia dell’asse cerebro-intestinale o neurogastroenterologia, molto in voga in USA.

Stanno emergendo evidenze che le funzioni cognitive possono essere influenzate dall’apparato gastro-enterico, come d’altronde alterazioni dell’attività metabolica (incluso il diabete di tipo 1) e digestiva (come le malattie infiammatorie croniche dell’intestino) possono essere legate ad effetti derivati dal sistema nervoso centrale.

Un’area in rapida evoluzione è quella che studia gli effetti del microbiota intestinale sulle funzioni cerebrali e non solo: evidenze, per esempio, hanno dimostrano che i microrganismi che albergano nel tratto gastro-enterico sono infatti in grado di modulare l’attivazione delle cellule del sistema immune e dell’epitelio intestinale, trasferendo segnali infiammatori (o anti-infiammatori) al sistema nervoso centrale.

È la scienza cui ogni sperimentazione eseguita su modelli preclinici (per esempio, cellulari o su animali di laboratorio) è finalizzata, e quella che finalmente apre la strada all’impiego effettivo di un farmaco nel mondo reale.