Ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno e sono tante le iniziative di sensibilizzazione per una malattia che rappresenta ancora il tumore più frequente nel sesso femminile in tutte le fasce di età, in particolare in presenza di fattori di rischio come mutazioni dei geni BRCA. Grazie alle campagne di screening oggi è possibile effettuare una diagnosi precoce, che consente in molti casi di ottenere una guarigione completa.
Quali sono le armi a disposizione per il trattamento di queste pazienti?
Il trattamento del tumore al seno prevede un intervento chirurgico (ove possibile), radioterapia e terapia farmacologica. Quest’ultima comprende la chemioterapia tradizionale, la terapia ormonale o le terapie mirate. La scelta della terapia più adeguata dipende da vari fattori, tra cui le caratteristiche del tumore e lo stadio, oltre che eventuali patologie concomitanti della paziente.
Una paziente con un tumore sensibile agli ormoni, che possiede cioè i recettori per gli estrogeni (ER+) e i progestinici (PR+), potrà essere trattata con una terapia ormonale, oltre che con la chemioterapia. Da qualche anno sono, inoltre, disponibili nuovi farmaci per il trattamento di questa malattia, ovvero gli inibitori del ciclo cellulare. Nel caso sia presente il recettore per il fattore di crescita epidermico (EGF) Her2 (Her2+) è possibile, inoltre, utilizzare una terapia specifica, chiamata target-therapy.
Le pazienti con mutazioni dei geni BRCA hanno a disposizione ulteriori farmaci, che agiscono sugli enzimi di riparazione del DNA. Difficile è, invece, il trattamento del tumore al seno cosiddetto triplo negativo, che non presenta né recettori ormonali né il recettore Her2. In questo caso, infatti, non è possibile ricorrere alla terapia ormonale o alla target-therapy, ma è possibile utilizzare solo la chemioterapia tradizionale, e di recente l’immunoterapia, che combatte i tumori attivando il sistema immunitario del paziente in maniera tale da riconoscere le cellule tumorali ed eliminarle.
Tuttavia, con queste terapie le possibilità di cura sono scarse nel caso di malattia in stadio avanzato.
Quali sono le prospettive future per il trattamento del tumore triplo negativo?
Il tumore triplo negativo è sicuramente il più difficile da trattare, con una prognosi negativa per l’aggressività e la mancanza di terapie specifiche.
È di pochi giorni fa la dell’autorizzazione in Europa di una nuova terapia per il trattamento delle donne con un tumore triplo negativo non operabile o metastatico. Si tratta del sacituzumab govitecan, un nuovo anticorpo monoclonale associato ad un farmaco antineoplastico che inibisce la crescita cellulare. Il farmaco funziona nel seguente modo: l’anticorpo lega uno specifico recettore sulle cellule neoplastiche, consentendo di rilasciare il farmaco antineoplastico che danneggerà in maniera selettiva le cellule tumorali.
Il farmaco ha dimostrato in uno studio condotto su oltre 500 pazienti, di prolungare la sopravvivenza di 5 mesi (11,8 mesi con sacituzumab govitecan rispetto ai 6,9 mesi con il trattamento di controllo).
Questi risultati rappresentano un grande passo in avanti nel trattamento di questa malattia, ma siamo ancora lontani da una cura definitiva. Numerosi studi sono, pertanto, in corso per valutare la possibilità di utilizzare questo farmaco insieme ad altri, come l’immunoterapia, o in pazienti con malattia in una fase più precoce, per cercare di ottenere risultati migliori sulla sopravvivenza.
La diagnosi precoce rimane, quindi, la miglior strategia per la lotta a questa malattia.
Referenze
- https://www.ema.europa.eu/en/news/first-class-medicine-treat-aggressive-form-breast-cancer
- Bardia A. et al. ASCENT Clinical Trial Investigators. Sacituzumab Govitecan in Metastatic Triple-Negative Breast Cancer. N Engl J Med. 2021. doi: 10.1056/NEJMoa2028485.