Amarcord

Ritorno con la memoria e con un pizzico di nostalgia ai tempi in cui ero studente diligente e rispettoso. La prima era dote naturale poiché derivava dalla forza di volontà che, più dell’intelligenza, mi consentiva anche da adolescente di percorrere gli angusti anditi della vita. La seconda derivava dall’educazione ricevuta dai miei genitori che poco indulgeva alla flessibilità. I miei idoli erano persone di altri tempi: Edipo (l’uomo condannato dal destino ma coerente fino alla morte), Kennedy (l’immagine del rinnovamento e del futuro sostenibile), Leopardi (il genio dell’amore infelice), Baden Powel (“lasciate questo mondo un poco meglio di come l’avete trovato”).
Oggi, mi guardo intorno e sento costantemente la necessità di resettare i miei riferimenti: i giovani di questo tempo non guardano mai al passato e sono freneticamente proiettati al futuro, sembrano sicuri di andare avanti non pensando che una casa senza fondamenta crolla al primo levarsi del vento e spesso si perdono cercando una strada nel labirinto della propria vita che non possono trovare perché hanno perso il filo di Arianna che li congiungeva alle loro radici.
Quanta responsabilità ha la mia generazione in questo fenomeno e quanto esso rappresenta una conseguenza diretta delle rapide mutazioni cui è sottoposta la nostra società? Non saprei, ma se non poniamo rimedio intravedo chiaramente il rischio di quella che è stata chiamata l’amnesia della storia.