Molnupiravir: il farmaco che blocca il contagio di Covid19 nei furetti. Ma il farmacologo Drago frena
Gli effetti che la pandemia causa ed ha causato sull’intera umanità sono a dir poco catastrofici. Una cura in tempo reale per il Covid19 sembra reggere soltanto su delle supposizioni e molte delle ricerche condotte si sono infine rivelate inefficaci.
Un articolo sul Nature Microbiology- una delle più prestigiose riviste scientifiche- descrive uno studio condotto dai ricercatori della Georgia State University, negli Stati Uniti.
Il farmaco in questione è il MK-4482/EIDD-2801, comunemente chiamato Molnupiravir, inizialmente nato per curare l’influenza.
L’esperimento
La rivista espone l’efficacia di un esperimento condotto sui furetti. I piccoli mammiferi sono stati contagiati con Sars-CoV2. In seguito, gli scienziati gli hanno somministrato il farmaco antivirale per via orale due volte al giorno.
Il test ha dimostrato che il farmaco ha impedito un’evoluzione del Covid19, bloccandone la trasmissione in sole 24 ore. Gli esperti hanno messo gli animali infettati e poi trattati nella stessa gabbia di altri animali non trattati. Risultato? Nessuno di loro è risultato positivo a Sars-CoV2.
Si potrebbe supporre la stessa efficacia anche nell’uomo?
«Bisogna considerare che il furetto, pur essendo un mammifero, è un animale molto diverso dall’uomo- afferma Filippo Drago, professore di farmacologia all’Università di Catania e Direttore dell’Unità farmacologica clinica del Policlinico di Catania- quindi bisogna essere cauti, per evitare di accendere nuove speranze che in altre occasioni si sono rivelate infondate.»
I trattamenti antivirali contro il Covid, studiati sugli animali, si sono spesso rivelati inefficaci sull’uomo. Ad esempio, il Remdesivir -primo farmaco autorizzato negli USA- aveva manifestato effetti incoraggianti sull’animale da esperimento. Ma di fatto, l’Oms ha ritenuto il farmaco non particolarmente efficace sull’uomo.
Effetti collaterali del farmaco
Il professore Drago spiega che gli effetti collaterali avversi si registrano soprattutto quando un farmaco viene studiato su un campione di soggetti molto ampio, dunque migliaia e migliaia di pazienti. Lo studio, però, non è stato testato sugli esseri umani quindi non si possono delineare gli effetti avversi che questo avrà su di essi.
Un invito alla prudenza
«In questi mesi, i mezzi di comunicazione di massa hanno proclamato efficaci una serie incredibile di farmaci per il contrasto del Covid19. Nella maggior parte dei casi, tali affermazioni si sono rivelate infondate.» Dichiara Drago.
Non bisogna diffondere l’idea che ci sia un farmaco universale– precisa il professore- che salva la vita ai pazienti affetti dal COVID-19: esso, altrimenti, sarebbe utilizzato in tutti gli ospedali. Il Remdesivir è l’unico farmaco registrato che è possibile utilizzare contro il Sars-CoV2 che, però, l’OMS ha indicato inefficace soltanto in casi meno gravi.
«Ricordo che l’unica cosa che può difenderci dal virus sono ancora oggi: la mascherina, il distanziamento sociale e l’igiene personale.», precisa Drago.
Non ci resta che aspettare quindi, prima di fare futili supposizioni, che gli esseri umani si prestino alla sperimentazione e che gli studi si rivelino efficaci su di essi.
La speranza, però, non deve mancarci, perché questa pandemia che si protrae ormai da troppo tempo ed ha causato ineguagliabili danni all’intera umanità, anche se può sembrarci lontana, come tutto, avrà una fine.