Eparina per Covid-19, riscontri positivi all’ospedale di Piacenza

C’è una novità nella ricerca (quotidiana) di cuore efficaci contro Covid-19: ci sono i primi riscontri positivi sull’uso di eparina nei casi di polmonite interstiziale dalla sperimentazione che è partita all’Ospedale di Castel San Giovanni (Piacenza). La terapia sfrutta da un lato il potere antinfiammatorio dell’eparina e, dall’altro, la sua capacità anticoagulante. Elemento, quest’ultimo, che previene una delle maggiori complicanze osservate nei pazienti: la trombosi diffusa. Il trend positivo osservato sugli indici di infiammazione, spiega la Ausl piacentina, «conferma l’utilità dell’impiego in questa patologia». Il protocollo della sperimentazione è stato condiviso con l’equipe multidisciplinare dell’Ospedale di Castel San Giovanni, costituita da cardiologi, internisti, infettivologi, medici di Pronto soccorso, pneumologi, fisiatri, ortopedici, rianimatori, chirurghi ed è applicato, dal 17 marzo, su circa 150 pazienti ricoverati per polmonite interstiziale. I risultati, spiega la Ausl, sono «promettenti in termini di miglioramento clinico». Per questo il protocollo sarà esteso a livello locale.

Ruxolitinib per uso compassionevole
Rischio embolia

«L’uso di eparina nella prevenzione delle complicanze di Covid-19 è stato già studiato in Cina — spiega Filippo Drago, docente di Farmacologia e direttore dell’Unità di Farmacologia clinica al Policlinico di Catania —. Esiste l’evidenza che l’infezione possa, fin nelle sue fasi iniziali, ridurre la disponibilità di eparina endogena, poiché il virus si lega in prima istanza a questa sostanza (che interviene nella regolazione del processo di coagulazione del sangue), inattivandola e favorendo così fenomeni trombo-embolici. A questo si aggiunge il fatto che il virus penetra all’interno delle cellule endoteliali degli alveoli polmonari, provocandone la morte, e la reazione infiammatoria del tessuto complica il quadro di danno vascolare. L’evidenza clinica è che i pazienti Covid-19 vanno incontro a morte più probabilmente a causa di un’embolia polmonare (o altri gravi fenomeni trombo-embolici, quali l’infarto del miocardio) che per gli effetti dell’insufficienza respiratoria. Ecco perché è ragionevole pensare all’uso di enoxaparina (un’eparina a basso peso molecolare), in fase sia preventiva che terapeutica. Uno studio clinico, attualmente in fase di approvazione da parte dell’Agenzia del farmaco, prevede il trattamento di 300 pazienti con dosi basse (ad azione preventiva) e medio-alte (azione terapeutica) di enoxaparina per valutare la riduzione dell’incidenza di morte, ma anche dell’aggravamento del quadro clinico e del ricovero in reparti di rianimazione e terapia intensiva».

Il farmaco

Le eparine sono sostanze anticoagulanti, utilizzate per prevenire e trattare la formazioni di coaguli sanguigni. Sono utilizzate per esempio nei pazienti che rischiano (o hanno avuto) un attacco cardiaco, nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico e nei dializzati. Le eparine sono classificate in base al loro “peso molecolare”, che indica la grandezza della molecola. Le eparine standard sono normalmente somministrate per via intravenosa e i loro effetti sulla coagulazione devono essere attentamente monitorati. Le eparine a basso peso molecolare possono essere somministrate per via sottocutanea (iniezione sotto cute) e non richiedono uno stretto monitoraggio. Quest’ultime dunque possono essere utilizzate dai pazienti anche al di fuori degli ospedali.

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