Alla ricerca della laurea (o della felicità perduta)

Leone Tolstoj scriveva che il segreto della felicità non è di far sempre ciò che si vuole, ma di volere sempre ciò che si fa. Sembra un principio di valore assoluto, da tutti condivisibile. Eppure potrebbe non applicarsi agli studenti universitari. Una recente ricerca di Sodexo, il gruppo francese che opera nel campo dei servizi alla pubblica amministrazione inclusa l’università, dimostra che gli studenti universitari si dichiarano “affaticati da carichi di lavoro troppo gravosi, assillati da problemi economici, scontenti del proprio percorso di studi, scettici sul fatto che avere una laurea li porterà a trovare lavoro”. Questo parere, badate bene, non riguarda gli studenti universitari francesi, ma quelli italiani! Ancora più inquietante è il dato che il 46% degli studenti universitari del nostro Paese è convinto di avere sbagliato corso di laurea, il 36% ha pensato seriamente di abbandonare gli studi e il 43% è scettico circa la possibilità di trovare lavoro dopo la fine degli studi.
È facile affermare che all’origine dell’infelicità dei nostri studenti contribuiscono diversi fattori, ma è certo che uno di questi è rappresentato dalla incapacità dei loro docenti di trasmettere entusiasmo. In un’aula del Complesso di Sant’Andrea delle Dame dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” ho letto la seguente iscrizione: “In quest’aula dal 1904 al 1938 Filippo Bottazzi insegnò Fisiologia entusiasmando i giovani ai misteri della vita”. Possiamo tutti dire lo stesso circa la nostra attività didattica?

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