Nelle settimane scorse si è sviluppato un ampio dibattito a livello nazionale sulla proposta del leader di LeU, nonché Presidente del Senato, Pietro Grasso, di abolire le tasse universitarie. Il Rettore Basile si è pronunziato sull’argomento affermando che il mancato introito determinerebbe inevitabilmente una contrazione insostenibile dell’efficienza dei servizi per gli studenti, che di conseguenza causerebbe un calo del numero delle iscrizioni e non un aumento come spera Grasso. Il dibattito si è allargato trasformando il tema in una questione politica, ma con forti connotati di equivocità ovvero: a sinistra ci si batte per abolire le tasse, a destra per mantenerle. Ma è possibile speculare sull’Università per mera propaganda politica? Possiamo ricordare al Presidente Grasso (e lo ha fatto sulle colonne del Fatto Quotidiano – certo pubblicazione non di destra – un collega impensierito) che un terzo degli studenti universitari ha già ottenuto l’esenzione dalle tasse perché dichiara una posizione ISEE entro i 13mila euro. Possiamo prevedere facilmente che l’abolizione delle tasse universitarie avrà un effetto deleterio sul sostegno economico agli studenti meno abbienti, favorendo d’altronde l’evasione fiscale e la dipendenza dell’Università dalla politica.Possiamo sostenere la posizione della CRUI su questo tema. Non possiamo, però, fugare il dubbio che la proposta Grasso sia stata concepita in funzione di una data, il 4 marzo.