Paolo Zamboni è un esempio. Non solo perché è tra i top scientists italiani e vanta un curriculum da far tremare le gambe ai migliori di noi, avendo lavorato per anni nelle Universitá americane più prestigiose, da Bethesda ad Harvard. Il Prof. Zamboni è un esempio di onestà intellettuale e di correttezza scientifica. È ricercatore presso l’Università di Ferrara e studia da anni l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale, una patologia che potrebbe essere correlata con la sclerosi multipla. Nel 2012 si intesta uno studio che chiama in modo enfatico “Brave Dreams” sull’ipotesi che un intervento di angioplastica possa migliorare il decorso della sclerosi multipla, patologia che presenta talvolta un’insufficienza venosa. Lo studio viene finanziato dalla Regione Emilia Romagna e dall’Universitá di Ferrara, e viene condotto con entusiasmo in numerosi centri italiani (alcuni pazienti arruolati anche presso l’Ospedale Cannizzaro di Catania). Oggi la pubblicazione dei risultati su JAMA Neurology e la loro comunicazione ad un Congresso di Neurologia a New York da parte dello stesso autore: tutto sbagliato, la sua ipotesi non regge, non ci sono prove sufficienti, la teoria si è sgonfiata come un pallone aerostatico senza più elio. Tutto inutile? lavoro perso? Penso di no: l’onestà intellettuale di questo ricercatore e la sua correttezza scientifica valgono più di qualsiasi altro risultato. È questo il modello cui riferirsi e che sta alla base dello stesso principio della ricerca secondo il concetto galileiano della “prova de errore”.