Leggo su La Repubblica del 27 settembre una nota a firma di Marta Occhipinti, solerte giornalista palermitana, che stigmatizza il fenomeno del nepotismo nelle università italiane sottolineando con enfasi come “tra il 2005 e il 2010 alla facoltà di Medicina di Catania sono state assunte 21 persone, con un 30 per cento di assunzioni sospette”. L’affermazione viene riferita ai due ricercatori italo- americani Stefano Allesina e Jacopo Grilli che hanno recentemente pubblicato un articolo sulla famosa rivista PNAS circa il fenomeno del nepotismo in Europa. Poiché la regola d’oro del bravo ricercatore è ancora quella dettata da Galileo Galilei della “prova ed errore” (fidarsi è bene, non fidarsi è meglio), sono andato a controllare personalmente: l’articolo cita una sola volta l’Università di Catania solo per sottolineare come tra il 2005 e 2015 ha registrato un calo del 18,3% dei professori strutturati. L’Università di Palermo, giusto per fare una comparazione, mostra d’altronde un calo ben maggiore, del 23%. E allora? Una sola conclusione: fare giornalismo con notizie di seconda mano è fin troppo facile. Andare a verificare le fonti non dovrebbe essere solo obbligo dei bravi ricercatori, ma anche dei giornalisti seri.